La storia di Plasmon ha origini in Germania con il chimico Otto Siebold. Un libro, riccamente illustrato, ne ripercorre le tappe fino ai giorni nostri

Il libro sulla storia di Plasmon, presentato alla libreria Feltrinelli di Piazza Piemonte, a Milano, ed edito da Gribaudo, scritto da Clara e Gigi Padovani, non è solo una narrazione delle vicende di un marchio e di un'azienda iconici, sinonimi e simboli di alimentazione pediatrica, ma anche una storia del nostro paese a cavallo tra Ottocento e Novecento: Plasmon ha infatti nutrito cinque generazioni di italiani e non c'è un boomer che non provi oggi una fitta di nostalgia nel rivedere il carosello in bianco e nero in cui un forzuto batte il martello sulla parte superiore di una colonna dorica: pochi sanno che l'uomo Plasmon era il culturista marchigiano Fioravante Palestini, un personaggio dalle vicende altalenanti la cui vita avventurosa sarebbe piaciuta a Mark Twain, John Steinbeck, Ernest Hemingway. E a proposito dell'autore di Tom Sawyer e Huckleberry Finn, lo scrittore Samuel L. Clemens (vero nome di Mark Twain) fu uno dei maggiori testimonial dell'American Plasmon Syndicate. Nel 1904 investì 25.000 dollari nel business (rimando alle pagine 30-31 per sapere come andò a finire). Ma due anni prima era nato Il Sindacato italiano del Plasmon (Società anonima italo-svizzera del Plasmon: sede a Milano, via Archimede) per introdurre in Italia l'integratore inventato dal dottor Siebold. Fra i 16 soci del Sindacato anche il medico Cesare Scotti che guiderà per molti anni -tutto il ventennio fascista e oltre- il marchio di biscotti per l'infanzia più famoso del mondo. Il padre, Carlo Scotti, era originario di Muggiò dove si trova la villa dei marchesi Isimbardi. Nel 1938 entra in consiglio di amministrazione Franco Bassani, genero di Cesare Scotti, che raccoglierà il suo testimone. Sarà sotto la gestione Bassani che Plasmon passerà agli americani della Heinz di Pittsburgh (1963), anzi a Jack Heinz in persona. Un'altra tappa fondamentale di Plasmon nel nostro Paese è, come ha ricordato Andrea Budelli, chief Esg Nutrition & Technology Officer, il passaggio dello stabilimento da Milano a Latina, nel 1967, inaugurato nel 1969 e "per quel tempo così avanzato che anche oggi sembra avveniristico". Risale a quegli anni (primi Settanta) un breve documentario di Ermanno Olmi ritrovato negli archivi dell'Istituto Luce.

Plasmon nutre cinque generazioni di italiani
da sin. Massimo Pellegrini, direttore editoriale Gribaudo; Barbara Franco, ideatrice e autrice della collana Quid+ di Gribaudo; Andrea Budelli, chief Esg Nutrition & Technology Officer di Plasmon; Carlo Ottaviano, giornalista del Messaggero.

Un aiuto per la nutrizione dei bambini

I 120 anni della storia di questa azienda partono dal 1902, anno di costituzione del Sindacato Italiano del Plasmon, ma la culla del Plasmon è in Germania, fine Ottocento, per la precisione 1890 quando il chimico Otto Siebold crea una polvere proteica dalla caseina del latte. La Plasmon (dal greco antico Πλασμον, ciò che dà forma, che plasma) nasce come brevetto e industria tedesca: anche il celebre martellatore (l'uomo Plasmon) compare nel 1900 divenendo il perno della comunicazione pubblicitaria del marchio. La produzione tedesca del Plasmon finì nel 1927, ma già molti anni prima Siebold aveva ceduto le quote ad altri soci, ritirandosi dalle scene. Il Plasmon diventa un successo in Inghilterra. Proprio Oltremanica scoppia la moda dei ricettari a partire dal Plasmon Cookery Book del 1904. Quando a Milano si costituisce il Sindacato del Plasmon, in base al censimento del 1901 nascevano più di 1 milione di bambini (1.057.763) da 235.000 matrimoni. Gli italiani erano soltanto 32 milioni. Oggi la popolazione è raddoppiata, ma nel 2021 nelle culle c'erano meno di 400.000 bebè.

Il Plasmon come sintesi industriale della proteina del latte nacque in un contesto di sotto-alimentazione della popolazione sia urbana sia agricola. Diventò così popolare anche come corroborante nell'alimentazione adulta nel Novecento che non solo fu usato molto dagli sportivi come antesignano degli integratori, ma compariva nelle diete di esploratori come Ernest Shackleton (si recò al Polo Sud nel 1902 e che i biscotti Plasmon fossero alla base della sua dieta lo leggiamo nei diari) o l'aviatore gallese Ernest Thompson Willows.

Questo volume, frutto di una ricerca approfondita e complessa (Plasmon non ha ancora un archivio d'impresa) da parte degli autori, che sono tra i massimi esperti del food italiano, oltre a ripercorrere le tappe di uno dei più celebri brand italiani, è anche l'occasione per rileggere 120 anni di storia del costume e della famiglia in Italia: come sono cambiati i nostri gusti, com'è cambiato il nostro modo di alimentarci e come Plasmon ha interpretato queste evoluzioni. Un testo ricco di immagini, molte delle quali inedite. Bellissimo. Da leggere e regalare.

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