Slow Wine Fair 2024, la rivoluzione dolce del vino buono, pulito e giusto

Niente diserbanti, tutela della biodiversità, qualità testata da una commissione tra i principi da rispettare per la terza edizione, in programma a BolognaFiere dal 25 al 27 febbraio. Si punta a una presenza di 800-900 cantine di medie dimensioni

Tre giorni dedicati al vino buono, pulito e giusto, prodotto dall’agricoltura rigenerativa. È stata presenta la terza edizione di Slow Wine Fair, organizzata da BolognaFiere e Sana, Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, con la direzione artistica di Slow Food, in programma a Bologna dal 25 al 27 febbraio 2024.  Quattrocento le cantine già selezionate da un’apposita commissione d’assaggio (“unica fiera a livello mondiale che mette paletti sulla qualità”), aderenti ai principi di fondo del Manifesto di Slow Food. Si punta ottimisticamente al raddoppio.

La questione suolo al centro dei dibattiti

La seconda edizione di Slow Wine Fair ha fatto registrare oltre 10 mila ingressi, tra cui alcune centinaia di buyer provenienti dall’estero, oltre 750 cantine (+50% rispetto alla prima edizione) provenienti da più di 20 Paesi, 4 mila etichette del banco d’assaggio nei 20 mila metri quadrati.

Si punta a migliorarne i numeri, senza rinunciare al rigoroso filtro alle candidature, dove i principi della biodiversità, tutela del paesaggio, sostenibilità, ma anche qualità del prodotto, sono al centro. Non a caso sarà la fertilità del suolo (30 centimetri di terra che conservano il 30% di tutta la biodiversità terrestre) il tema clou della Fiera, con una serie di conferenze online che l’anticiperanno (il 6 dicembre, il 17 gennaio e il 7 febbraio, con la presenza di esperti di fama mondiale come Claude e Lydia Bourguignon). “Il 70% di tutti i suoli europei è in uno stato di cattiva salute a causa delle attuali pratiche di gestione” ha rimarcato Federico Varazi, vicepresidente di Slow Food Italia.

A un bivio, tra divieti in etichetta e nuovi stili di consumo

“Tre anni fa -ha spiegato Giancarlo Gariglio, curatore della Guida Slow Wine e coordinatore della Slow Wine Coalition- abbiamo stilato un Manifesto del vino buono, pulito e giusto, con dieci punti. Tra questi il divieto di diserbare, come di non superare l’acquisto del 30% di uve, due paletti fondamentali. Puntiamo ad avere tra le 800 e 900 cantine (che si contenderanno i 12 premi in programma, ndr) con una crescita del 20-30% rispetto alla precedente edizione. Rappresentiamo piccole e medie aziende di tutte le regioni d’Italia, la punta di diamante della produzione italiana di medie dimensioni, ma con alcuni nomi più grossi, sopra i 2-3 milioni di bottiglie, che vanno in gdo, come Donnafugata, Planeta, Bertani, CerettoObiettivo è arrivare anche al 20-30% di aziende straniere (lo scorso erano il 15%). Abbiamo anche cantine sudamericane, del Caucaso (culla del vino), Balcani, lo scorso anno c’erano dieci aziende cinesi”.

Non è un momento facile per il vino: la commissione Ambiente dell’Europarlamento ha da poco accettato, con una votazione, il principio che non è il consumo, ma l’abuso di alcol il fattore di rischio. Spiragli, ma l’Oms preme per la linea dei divieti. E siamo anche a nuove modalità di consumo, con la crescita del bianco e meno alcol. “Siamo a un punto di svolta: il vino è visto sempre più spesso, trend che non si arresterà, come nocivo per la salute. Se viene accomunato ad altre bevande alcoliche vince il vino industriale, dealcolato, anche se con la crisi climatica è difficile abbassare l’alcolicità. Il consumo del rosso, in Italia e a livello globale, decresce. Per uscire da questo impasse serve presentare il vino come prodotto della terra, consumato in modiche quantità. Con l’attenzione sostenibile può trasformare anche la nostra agricoltura e l’approccio all’ambiente”.

La spinta all’internazionalizzazione

Numerosi i partner tra cui Federbio, Confcommercio Ascom Bologna, Enoteca Regionale Emilia-Romagna, Ice, Tannico, Demeter, Fipe. Domenico Lunghi, direttore Manifestazioni dirette di BolognaFiere, ha ricordato il palinsesto articolato in ben 4 appuntamenti innovativi, diversi tra loro e capaci di richiamare i maggiori player del food&beverage: Sana, Marca, mostra mercato Fivi e Slow Wine Fair “Stiamo cercando di costruire sinergie con le altre nostre manifestazioni per il food and beverage. Avremo ricca di partecipazione di buyer grazie anche a Ice che ci sta aiutando. Abbiamo chiesto alle cantine con una survey (per il 60% circa sono bio e biodinamiche), la motivazione principale a venire alla fiera e per il 76% è la presenza di buyer internazionali. L’internazionalizzazione sarà nei prossimi anni uno dei cavalli di battaglia su cui lavoreremo sempre più”. “Il vino biologico vale il 19% delle esportazioni globali di agroalimentare bio italiano -ha ricordato Valentina Petroli, Ufficio agroalimentare e vini di Ice-. Con Federbio abbiamo creato Ita.Bio, una piattaforma gratuita, formativa, su come accedere ai mercati. Con l’ufficio di Milano da un anno e mezzo abbiamo poi lanciato il progetto Track It, per il tracciamento completo con la tecnologia blockchain”.

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