Distintività, sostenibilità, comunità: fattori di successo del Made in Italy

È quanto emerso da 'Make IT a case', competizione nazionale rivolta agli studenti universitari di management. Oltre 100 i casi aziendali analizzati

Nell’immaginario collettivo il Made in Italy è sinonimo di eccellenza. Ma quali sono i fattori chiave che fanno delle piccole e medie imprese italiane un modello di successo noto in tutto il mondo? Lo svela 'Make IT a case', competizione nazionale rivolta agli studenti universitari di management di tutta Italia e promossa dalla SIMA (Società Italiana di Management) in collaborazione con Mark Up e Sellalab, che lo scorso anno ha preso in esame oltre 100 casi di studio di piccole e medie imprese sparse sul territorio nazionale, realizzati da ben 500 ragazzi degli atenei italiani.

“Il lancio dell’edizione 2022 è l’occasione per fare un bilancio dei risultati ottenuti nella passata edizione della competizione - spiega il professor Sandro Castaldo, presidente della SIMA - durante la quale sono emersi spunti di riflessione utili alle imprese per guardare con fiducia e successo al futuro, attraverso la voce delle nuove generazioni. L’analisi degli oltre cento casi aziendali raccolti, mette in luce la capacità delle imprese italiane di eccellere e creare valore, ponendo al centro della propria attività tre fattori chiave: distintività, sostenibilità e comunità”.
Prendendo in esame uno dei casi studio protagonisti di 'Make IT a case', ovvero l’azienda aeronautica Blackshape di Monopoli, parte del gruppo Angel, che produce velivoli certificati ad alte prestazioni integralmente in fibra di carbonio, è emerso come la un fattore di successo è rappresentato dalla distintività. Il più delle volte questo concetto è identificato come un twist sul posizionamento (come fosse una ciliegina sulla torta); è invece un aspetto strutturale che contribuisce a rende un’azienda virtuosa in ogni fase della catena del valore: “Gli aerei che progettiamo - sottolinea Luciano Belviso, ceo di Blackshape - sono un concerto di complessità che viene razionalizzata e semplificata secondo i principi individuati correttamente anche dagli studenti. La distintività è il filo conduttore che unisce tutta l’azienda, in ogni fase della catena del valore. Ci sono elementi più visibili di altri, per esempio il design filante, le performance, la cura maniacale per i dettagli, che sono però solo la punta dell'iceberg. Questo tratto caratteristico attrae naturalmente un pubblico affine al nostro prodotto, alla nostra filosofia, ai nostri valori e obiettivi.”

Un secondo fattore è la sostenibilità, inteso come stimolo all’innovazione. Oggi, rispetto a qualche anno fa, sempre più imprese sono attente al tema della sostenibilità; secondo una ricerca Ipsos, un'azienda su quattro investe in modo convinto in sostenibilità già da tempo (Fonte: Ipsos 2020) ma ci sono anche molte startup o PMI innovative che nascono con la missione di migliorare le condizioni del nostro pianeta.
Tra i tanti casi di imprese fortemente orientate alla sostenibilità protagoniste del concorso, si è contraddistinta la Be Green Tannery di Solofra in provincia di Avellino, una conceria pmi innovativa che realizza una concia interamente sostenibile: "Questo caso studio - continua Michelini - ha permesso agli studenti di scoprire cosa si celi dietro un processo produttivo complesso come quello della concia; conoscendo i fattori che la rendono un'azienda interamente sostenibile, sia per prodotto sia per processo, e scoprendo come una borsa di pelle possa essere più sostenibile di una in plastica". Avvicinare le nuove generazione a un tema così delicato e cruciale come la sostenibilità è lo stimolo giusto per educare i giovani ad avere una maggiore consapevolezza e una coscienza critica.

Anche la valorizzazione del territorio e il rispetto reciproco nelle relazioni con i fornitori, sono risultati degli asset fondamentali per la solidità e la longevità di un’azienda in grado di creare ricchezza e posti lavoro nel territorio in cui opera e cresce. Un esempio virtuoso è stato rappresentato da Italpepe, un’azienda romana che da oltre mezzo secolo commercializza spezie verso i Paesi di tutto il mondo, contrastando la concorrenza dei molti competitor internazionali: “Per molti anni e in molti settori il mercato si è sviluppato sotto l’egida delle multinazionali - ha sottolineato Fortunato Amarelli, ceo della Amarelli, azienda di riferimento nel settore della liquirizia e già vincitrice della prima edizione di 'Make IT a case' - “Oggi, invece, si avverte sempre di più e in maniera marcata la necessità di costruire ‘il made in Italy per gli italiani’ sensibilizzando le nuove generazioni verso i prodotti dell’eccellenza del nostro Paese. Promuovere le nostre piccole e medie imprese virtuose, sparse sul territorio nazionale, non è solo solamente una scelta di qualità o status symbol ma rappresenta un indispensabile atto di responsabilità verso i prodotti 100% Made in Italy".

*Università LUMSA e Consigliere SIMA

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